Manhattan

Posted in Senza categoria on 21 luglio 2014 by campa100anni

manhattan

 

“Sei così bella che stento a tenere gli occhi sul tassametro”.

 

Eusapia

Posted in Senza categoria on 17 agosto 2012 by campa100anni

“Non c’è città più di Eusapia propensa a godere la vita e a sfuggire gli affanni. E perché il salto dalla vita alla morte sia meno brusco, gli abitanti hanno costruito una copia identica della loro città sottoterra. I cadaveri, seccati in modo che ne resti lo scheletro rivestito dipelle gialla, vengono portati là sotto a continuare le occupazioni di prima. Di queste, sono i momenti spensierati ad avere la preferenza: i più di loro vengono seduti attorno a tavole imbandite, o atteggiati in posizione di danza o nel gesto di suonare trombette. Ma pure tutti i commerci e i mestieri dell’ Eusapia dei vivi sono all’opera sottoterra, o almeno quelli cui i vivi hanno adempiuto con più soddisfazione che fastidio: l’orologiaio, in mezzo a tuttigli orologi fermi della sua bottega, accosta un’orecchia incartapecorita a una pendolascordata; un barbiere insapona con il pennello secco l’osso degli zigomi d’un attore mentre questi ripassa la parte scrutando il copione con le occhiaie vuote; una ragazza dal teschio ridente munge una carcassa di giovenca. Certo molti sono i vivi che domandano per dopo morti un destino diverso da quello che già toccò loro: la necropoli è affollata di cacciatori di leoni, mezzesoprano, banchieri, violinisti, duchesse, mantenute, generali, più di quanti mai ne contò città vivente. L’incombenza di accompagnare giù i morti e sistemarli al posto voluto è affidata a una confraternita di incappucciati. Nessun altro ha accesso all’Eusapia dei morti e tutto quello che si sa di laggiù si sa da loro. Dicono che la stessa confraternita esiste tra i morti e che non manca di dar loro una mano; gli incappucciati dopo morti continueranno nello stesso ufficio anche nell’altra Eusapia; lasciano credere che alcuni di loro siano già morti e continuino a andare su e giù. Certo, l’autorità di questa congregazione sull’Eusapia dei vivi è molto estesa. Dicono che ogni volta che scendono trovano qualcosa di cambiato nell’Eusapia di sotto; i morti apportano innovazione alla loro città; non molte, ma certo frutto di riflessione ponderata, non di capricci passeggeri. Da un anno all’altro, dicono, l’Eusapia dei morti non si riconosce. E i vivi, per non essere da meno, tutto quello che gli incappucciati raccontano delle novità dei morti, vogliono farlo anche loro. Così l’Eusapia dei vivi ha preso a copiare la sua copia sotterranea. Dicono che questo non è solo adesso che accade: in realtà sarebbero stati i morti a costruire l’Eusapia di sopra a somiglianza della loro città. Dicono che nelle due città gemelle non ci sia più modo di sapere quali sono i vivi e quali i morti.”.

da: “Le Città Invisibili” di Italo Calvino.

Dèdicato ad una persona speciale.

Oh my darling Clementine…

Posted in Senza categoria on 31 marzo 2012 by campa100anni


Totalmente INNAMORATO di questa versione. Non faccio che ascoltarla più di venti volte al giorno. Non so bene perchè lo scrivo qua ma tant’è.

In a cavern, in a canyon,
excavating for a mine…
Dwelt a miner forty niner
and his daughter Clementine…
Oh my darling, oh my darling,
oh my darling, Clementine…
You are lost and gone forever
Dreadful sorry, Clementine…
Drove she ducklings to the water
every morning just at nine,
stepped her foot against a splinter,
fell into the foaming brine…
Oh my darling, oh my darling,
oh my darling, Clementine…
You are lost and gone forever
Dreadful sorry, Clementine…
Ruby lips above the water,
blowing bubbles, soft and fine,
but, alas, I was no swimmer,
so I lost my Clementine…
Oh my darling, oh my darling,
oh my darling, Clementine…
You are lost and gone forever
Dreadful sorry, Clementine…
In my dreams she still doth haunt me,
robed in garments soaked in brine.
How in life I used to hug her,
now she’s gone, I’ll draw the line….
Oh my darling, oh my darling,
oh my darling, Clementine…
You are lost and gone forever
Dreadful sorry, Clementine…

Il potere (in)finito delle coperte

Posted in Senza categoria on 23 marzo 2012 by campa100anni

Questo è un discorso un pò così, non molto equilibrato, poco lineare e sicuramente sconsiderato. Prestatevi al gioco se vi trovate a leggere queste righe o volgete altrove il vostro sguardo perchè non troverete niente di vero o razionale nelle prossime parole. Troverete pensieri sconnessi partoriti da una mente che fatica a spegnersi e che anzi non ne vuole sapere. Troverete punti di vista opinabili, censurabili ed infantili. Non troverete razionalità. Nemmeno un pò. Non sarebbe divertente e nemmeno affascinante. Lasciatela per terra un attimo, la riprendete tra cinque minuti.
Da che mondo è mondo una delle stanze della casa che più di tutte cela misteri e minacce di ogni genere è la nostra camera da letto, o stanzetta. Probabilmente perchè il momento più buio e silenzioso della giornata va in scena proprio lì, quando si è da soli con i nostri pensieri e con i nostri sogni. O quando, per lo meno, si crede di esserlo. Ognuno di noi ha i suoi mostri. Ognuno di noi ha i suoi fantasmi. Ed ognuno di noi ha le sue paure. Più o meno razionali, più o meno “teatrali”, ma ce le abbiamo tutti. La mano che ci afferra i piedi un attimo prima di metterci a letto o, ancora di più, quando li mettiamo a terra alle 3 in punto per fare pipì (maledetta pipì) o la sfocata figura che ci fissa dal fondo del corridoio o la cosa che esce dall’armadio. Siamo piuttosto fantasiosi in questo, riusciamo ad avere paure piuttosto varie, siamo creativi. Ma per fortuna abbiamo un’arma invincibile da opporre. Abbiamo un’arma che ci difende a spada tratta da tutte le creature dell’inferno, da tutti i figli del male che anche questa notte, da bravi mostri, cercheranno onestamente di guadagnarsi il loro pane quotidiano (pardon, notturno) per continuare a tirare a campare in questo grosso periodo di crisi multidimensionale. Nessuna pistola, nessun amuleto, nessun acchiappafantasmi. Ci basta molto meno per dissolvere le paure, farle scomparire e dare una mano al sole a trovare la via del cielo scacciando via il buio. Abbiamo le coperte. Le coperte, i piumoni, i piumini, i pleid, qualsiasi cosa sia in grado di coprirci dalla testa ai piedi diventa istantaneamente la nostra lancia del destino, il nostro tridente infuocato che eroicamente scaccia tutte le creature di Lucifero e ci ripara dalla dannazione e dal tormento eterno. Con le coperte siamo invincibili, siamo immortali, siamo quasi divini. La porta d’improvviso si apre lentamente? Via, sotto le coperte! Lì, con calma (e al sicuro), troveremo una spiegazione razionale, ricorderemo che la finestra è aperta e che la porta era soltanto socchiusa e potremo (timidamente perchè non si sa mai) tirare fuori piano piano la nostra testolina dalla stoffa. Lo scaffale scricchiola? Sotto le coperte. La molla del letto salta? Sotto le coperte. Il vicino fa cadere un bicchiere? Come? Bravi, sotto le coperte. Il mondo è in armonia, per un male c’è un bene che lo sconfigge e va bene così.
Però…
C’è un però, almeno per me…
E’ sempre stato, in verità, un mio personale dubbio, una sorta di “clausola a piè di pagina”  nel millenario contratto sugli equilibri notturni tra le forze del bene e le forze del male, una di quelle piccole note che nessuno legge mai ma che possono cambiare radicalmente le prospettive a cui vai incontro. Lo avevo sempre pensato ma l’assoluta e totale ed universale e globale tendenza da parte di tutto il mondo ad ignorare questa “sottilissima” e “remotissima” possibilità mi ha sempre tranquillizzato. “Ma no, ma quando mai” o qualcosa del genere. Poi però arriva un film, arriva “Two Sisters” ed arriva una scena, come un fulmine a ciel sereno e, soprattutto, ad un’età in cui pensavo di essere ormai immune a tali e simili minacce. Sciocchezze, non lo ero. Arriva una scena in cui la bimba in questione (mi perdonerete se non ricordo il nome, è già tanto distinguerle le protagoniste di ‘sti film coreani, ricordarsi anche i nomi sarebbe pura stregoneria) ricorre al nostro caro vecchio rimedio per difendersi da una minacciosa figura spettrale che fa il suo ingresso nella sua camera. Via, sotto le coperte ed il cattivo è sconfitto. Come sempre e come è normale, oltre che giusto. Le coperte fanno ancora da salvagente ed avanti il prossimo. Sì?
No…
Colpo di scena…
Tutti sull’attenti. C’è il colpo di scena, perchè stavolta, dopo secoli e secoli e millenni di vittorie incontrastate, quasi schiaccianti, talvolta umilianti delle nostre eroiche coperte… Stavolta succede l’impossibile. Le coperte non bastano. Non vincono più. Perchè la bimba assiste, inerme e terrorizzata, allo sfilamento delle stesse da parte della creatura che in barba a tutti i contratti, a tutti gli accordi ed a tutti i patti è uscita fuori dalle righe e si è ribellata. E’ venuta fuori dal libro, fuori dallo schermo. E’ reale e non è più soltanto una figura spaventosa. Adesso è una minaccia reale. Perchè non ce lo aspettavamo. Pensavamo che le coperte non avrebbero mai perso, come il Barcellona, ed invece adesso non bastano più. E’ terribile. Non siamo preparati a questa eventualità. Lo siamo? NO. Assolutamente. Il resto è interpretabile, lo possiamo razionalizzare per fuggire alla terrificante realtà. Quando la mano sotto il letto, nel tragitto dal pavimento al nostro polpaccio sfiora il comodino possiamo sempre pensare che si sia trattato di un “normale cambio di temperatura che fa scricchiolare il legno”. Se la cosa che ci fissa in fondo al corridoio decide finalmente di iniziare a percorrerlo quel lungo e buio tunnel per venirci finalmente a prendere e nella foga dell’emozione per il concretizzarsi di un momento tanto atteso sfiora un quadro facendolo cadere, possiamo sempre incolpare il vecchio chiodo che prima o poi doveva cedere. Ma se ci sfilano le coperte, cosa vogliamo inventarci? Ci hanno sfilato le coperte belli miei, siamo di fronte all’evidenza. Ci sono i fantasmi. Ammettiamo di non essere da soli e giochiamocela. Noi contro di loro. Loro hanno dalla loro il fattore sorpresa è vero, ma dobbiamo almeno provarci. Afferriamo le croci, i santi, tutto quello che abbiamo e combattiamo, ormai siamo alla frutta. Ci hanno truffati, non hanno rispettato il contratto. Si gioca sporco. Adattiamoci o per(d)iamo. Non c’è altra scelta. Le coperte non vi servono più amici miei, o meglio vi possono servire, ma vi espongono. Vi espongono alla possibilità di essere messi di fronte alla DEFINITIVA ed INCONFUTABILE prova che i fantasmi, i mostri, quello che volete voi, esistono davvero. Coprirvi con le coperte a difesa della vostra vita offre ai vostri incubi la possibiltà di tirarvele via e di presentarsi, finalmente e definitivamente, alla vostra onorabilissima e rispettabilissima persona. Se volete correre questo rischio accomodatevi, ma da un momento all’altro, in QUALUNQUE momento di una QUALUNQUE notte le sicurezze di tutta una vita possono venirvi meno in un secondo ed allora probabilmente impazzirete dal terrore e dallo sgomento.
Io ci ho pensato un paio di notti, a dir la verità. Ho ufficialmente cercato soluzioni alternative ed anzi vorrei cogliere l’occasione per ringraziare a titolo ufficiale i miei personali incubi per non avere minato le mie sicurezze durante queste notti insonni. Li ringrazio, in altre parole, di non avermi ancora sfilato le coperte. Lo apprezzo davvero tanto. Ho cercato, dicevo, soluzioni alternative per fare si che la partita torni a vederci favoriti e pensavo di esserci riuscito. Pensavo di avere ristabilito le gerarchie e che il bene avesse di nuovo trionfato sul male. Ma mi sbagliavo, eccome se mi sbagliavo. Volevo sconfiggere il male ma potrei, invece, avergli addirittura consegnato le chiavi per entrare non solo nella nostra testa ma nel nostro cuore, nella nostra stessa anima. Mi sono fatto autogol.
Che cosa ho pensato? Ok, il problema è che i suoni, gli scricchiolii, i rumori possono essere interpretati ma le coperte che ci vengono sfilate no, giusto? Vuol dire che se sentiamo dei passi nel corridoio o una mano che si muove sotto il letto possiamo sempre “far finta di niente” e dare la colpa a cose razionali ma se, chiaramente, qualcuno ci sfila le coperte e ce le porta via non possiamo più nasconderci dietro ad un dito, giusto? Giusto. Ed allora detto fatto. Teniamoci stretti le coperte. Mettiamo una mano sopra la spalla e teniamo stretti stretti l’estremità in modo che l’effetto sorpresa torni dalla nostra parte e il malvagio spiritello si trovi dall’altra parte del piumone una preda che proprio non vuole mollare. Mi vuoi? Allora devi combattere bello mio, forse più brutto mio. Ecco fatto, tutto risolto in un minuto. Siamo di nuovo i padroni del mondo, le coperte sono tornate invincibili e ci proteggono dal male che il mondo cattivo vuole farci. Siamo al sicuro…
Siamo tranquilli…
Siamo salvi…
uhmmm…
…prego?
…siamo che?
…siamo salvi, sicuri, AL SICURO?
…ma mi rendo conto o no di quello che ho pensato?
…mi rendo conto di quello che, inconsciamente ma proprio per questo, ahimè, ineccepibilmente, ammesso?
Devo tenermi stretta la coperta? STRETTA LA COPERTA? E perchè? PERCHE’ UN MOSTRO ME LA VUOLE SFILARE?
Ma, buon Dio, ma mi rendo conto che così facendo AMMETTO SENZA LIMITAZIONI L’ESISTENZA DI QUALCOSA NELLA MIA STANZA, O NO?
Fermi tutti, un momento, torniamo seri. Time Out! Accendete le luci, tornate razionali, tornate grandi. Tutto l’intervento parte dal presupposto che NON E’ VERO NIENTE, ricordate la primissima parte? Quella menata sul “a tutti voi che leggete, lasciate da parte la razionalità” e tutte quelle cagate? Ecco, come cavolo siamo finiti al punto da dire “tenetevi strette le coperte”? Strette le coperte? E PERCHE’? A casa mia non entra nessuno se non lo dico io e io non ho proprio mai fatto accomodare nessun babau, braccio peloso, vedova dell’ottocento o bambino suicida per non parlare di fantasmi in catene che strisciano in preda a tormenti millenari. NON ESISTE che io mi tengo strette le coperte, così facendo mi dico “Salvo, tieniti pronto perchè può arrivare qualcosa che te le toglie”. No, ma proprio no guarda. E poi scusa, a quel punto, se davvero arriva qualcosa e mi vuole togliere le coperte, che caspita cambia se oppongo resistenza o no? PRONTO?? SVEGLIA?? Hai un demonio accanto al tuo cuscino. Ti sta tirando le coperte Einstein, che cosa gli impedisce di tirarti giù dal letto o di ficcarti un artiglio nel petto? No, lui si tiene la coperta, hai capito lui? Genio, si tiene la coperta ed il demonio che ha chiesto due ore di permesso al capo ufficio (e capirete da soli che l’inferno non è luogo nel quale i capi ufficio concedano favori facilmente), ed ha fatto seicentosessantasei piani a piedi per venirti a prendere se ne torna giù a mani vuote borbottando “maledetta coperta”, anzi no “maledetta MANO che teneva la coperta! Me l’ha fatta ancora!”. Ma dico io, ma ce ne vuole per pensare ad una vaccata così. Lungi da me. Non me la afferro la coperta con la mano, NOSSIGNORE, perchè tanto NON C’E’ NIENTE CHE ME LA VUOLE TIRARE VIA. Ecco. Io la lascio così. E rischio. Rischio che arrivi qualcosa, che entri qualcosa. Ma se non ammetto inconsciamente che esiste davvero, quantomeno, mi lascio una possibilità. Quando il suo artiglio sarà sopra di me e sarà pronto a tagliarmi di netto la gola potrò sempre pensare che è proprio ora di cambiarlo quell’armadio perchè non ha mai scricchiolato tanto come questa notte.
Sì, sì.
E’ proprio ora di cambiarlo.
Zack!

still

Posted in Senza categoria on 8 febbraio 2012 by campa100anni

Sale la nebbia sui prati bianchi,
come un cipresso nei camposanti.
Un campanile che non sembra vero
segna il confine fra la terra e il cielo.
Ma tu che vai, ma tu rimani…
Vedrai la neve se ne andrà domani.
Rifioriranno le gioie passate
col vento caldo di un’altra Estate.
Anche la luce sembra morire
nell’ombra incerta di un divenire.
Dove anche l’alba diventa sera
e i volti sembrano teschi di cera.
Ma tu che vai, ma tu rimani…
Anche la neve morirà domani.
L’amore ancora ci passerà vicino
nella stagione del biancospino.
La terra stanca sotto la neve
dorme il silenzio di un sonno greve.
L’inverno raccoglie la sua fatica
di mille secoli da un’alba antica.
Ma tu che stai, perchè rimani?
Un altro Inverno tornerà domani…
Cadrà altra neve a consolare i campi,
cadrà altra neve sui camposanti.

Non è cambiato niente. Sono passati ormai quasi due anni e non è cambiato niente. Non è come nei film e le cose non si aggiustano. D’altra parte non so nemmeno cosa mi aspettavo. Cosa mi potevo aspettare. E’ colpa mia, amen. Non so perchè cerco di trovare un finale alla storia che voglio scrivere, cosa spero succeda? No, non passerà e no, non la leggerà. Forse per lasciare una traccia. Per lasciare traccia del fatto che ancora ci penso. E questo è un bene? O un male? Forse un male, sarei soggetto a nuovi attacchi. Però è inutile. Sarà la similitudine degli stati d’animo. Quelli di due anni fa e quelli di ora. Forse è per questo, può darsi. Non so dove sei, non so come stai, non so cosa fai. Non so più niente, non avrei mai immaginato sarebbe andata così. Il mio capolavoro. Assoluto. Piano piano, senza fretta, con cura e con attenzione. A poco a poco come un “elegante” elefante in un negozio di cristalli ho mandato giù tutto. Me ne sono accorto solo quando l’ultima tazzina è scivolata anche lei dallo scaffale e mi dispiace ancora.  La luna spunta da là. Ancora. Come se non fosse cambiato niente, per lei non è cambiato niente davvero. Per me è cambiato quasi tutto. Quasi perchè alla fine della giostra son di nuovo qui. Me lo potrei chiedere ma non me lo chiedo. Temo la risposta ed allora taccio. Se non fossi io mi prenderei in giro, ancora attaccato a questa storia ma valle a capire ste cose. Non so più niente ma mi manchi ancora. Buonanotte, ti voglio bene.

Come cambiano le cose

Posted in Senza categoria on 5 febbraio 2012 by campa100anni

Se le cose vanno bene godetevele perchè col tempo andranno male,
ma se invece le cose vanno male state tranquilli perchè col tempo andranno peggio.

Massima della notte

Posted in Senza categoria on 22 gennaio 2012 by campa100anni

“Il più grosso problema dell’amore è che affinchè funzioni c’è bisogno di qualcun altro”.

Buon Natale

Posted in Senza categoria on 26 dicembre 2011 by campa100anni

Buon Natale, che tanto è un giorno come gli altri.
Buon Natale, che tanto non cambia mai niente.
Buon Natale, che tanto non è mai come ci si aspettava.
Buon Natale, che tanto quando passa già ci manca.
Buon Natale, che tanto alla fine non siamo stati più buoni.
Buon Natale, che tanto poi ne arriverà un altro.
Buon Natale, che tanto è già finito.
Buon Natale, che tanto il Natale miracoli non ne fa.
Buon Natale, che tanto non c’è nessuno.

Piccolissima riflessione

Posted in Senza categoria on 12 dicembre 2011 by campa100anni

Non originale, non utile, superflua, evitabile e cretina ma tant’è.
Le cose non tornano mai com’erano. Una cosa rotta non tornerà mai come prima. E poi noi siamo gli esseri perfetti. Siamo perfetti a noi stessi, se fossero tutti come noi staremmo tutti meglio. Solo noi la pensiamo come noi, è sorprendente quante volte ci troviamo d’accordo con noi stessi. Siamo gente per bene.
Andatevene tutti, c’è io.

Madre, che stai dicendo? Per te non c’è pietà.

Posted in Senza categoria on 9 dicembre 2011 by campa100anni

Malacarne

Chiddu ca io vi cuntu
successi tempu fa.
Na matri svinturata
ca paci un pò truvà.
Supra quattru scaluna
quannu nasciu lassò
la propria criatura
e ddà l’abbannunnò…
Matri, picchì u facisti?
Quarcunu addumannò,
idda un ci rispunniu
e a facci s’ammucciò.
Na lacrima scinnennu
un fossu ci scavò,
comu na fogghia sicca
cu tempu addivintò.
Chianci…
Matri ì Palermu
comu chianci…
Picchì sti figghi quannu sunnu granni
la genti poi li chiama malacarni…
La fami, la miseria
stannu ri casa ccà,
tra viculi e vaneddi
‘gnuranza e povertà.
Sperava pi stu figghiu
ricchizza e dignità…
Matri chi stai ricennu?
Pi tia nun c’è pietà…
‘N coddu pi tutta a vita
sta cruci si purtò,
pinzava a sta criatura
e a quannu a’bbannunò…
Ma si ci tagghi i vini
sangu un nì scurri chiù,
forsi sulu u Signuri
in cielu a pirdunò.
Chianci…
Matri ì Palermu
comu chianci…
Picchì sti figghi quannu sunnu granni
la genti poi li chiama malacarni…
La genti poi li chiama malacarni.

Chianci, matri ì Palermu. Pi tia nun c’è pietà.